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UNO STRANO COMPLOTTO (2012)

Come un profondo squarcio, il flash abbagliante dello sparo di un revolver, illumina la scena dando vita ad un fermo immagine inquietante:
un cadavere, al centro, riverso supino sul pavimento con accanto due strani figuri, apparentemente i suoi carnefici.
Inizia così l’intrigata storia di tre persone che, attraverso uno strano complotto, dovranno trovare il modo di uccidere il loro peggiore nemico. Si trasformeranno da esseri, goffi, pregni di ansie, paure e insicurezze,  in spietati e poco lucidi assassini, tentando in tutti i modi di attuare il piano per riuscire ad uccidere il criminale ritenuto la causa di tutti i loro mali, di tutti i loro problemi. Un personaggio misterioso, ammaliante, rassicurante, affascinante e nello stesso tempo pericoloso, capace attraverso il suo sguardo di ipnotizzare e suggestionare anche le menti più colte. Gira indisturbato senza dare nell’occhio, nascondendo la sua vera natura è furbo, scaltro, non si ferma mai in un solo posto, non si fa mai trovare impreparato, ed è proprio questo che lo rende un pericolo pubblico. Ma chi è? E cosa si nasconde dietro la sua vera identità? I suoi occhi emanano una luce sinistra, capace di catturarti e di svuotarti l’anima annullandoti per sempre, rilegandoti in un limbo dal quale difficilmente si riesce a trovare una via d’uscita. In un attimo sei morto,  con lui seduto accanto che ride soddisfatto mentre aggiunge un’altra tacca sulla sua lunga lista di vittime.
Se vorranno tornare a vivere, i nostri personaggi  dovranno trovare un modo per farlo fuori, ucciderlo, eliminarlo per sempre dalle loro esistenze, dire basta a quest’incubo che li divora,  vedremo come riusciranno , attraverso situazioni più o meno drammatiche, grottesche e comiche,  a mettere la parola fine sulla vita di questo misterioso e spietato assassino!!!!

….Ma siamo sicuri che non  stiano sbagliando tutto???

FIGLI DELLE STELLE (2009)

Persone che si sono ritrovate a vivere sulla strada per un lutto, perchè abbandonateo licenziate o per situazioni che non hanno saputo controllare. Sulla strada hanno scoperto un mondo duro e freddo. Per la strada queste persone hanno dovuto ricominciare vivere, e con le loro storie farci riflettere su realtà molto vicine a noi e non così lontane come si potrebbe credere. Attraverso il loro mondo fatto di povertà e disagio, hanno però ritrovato una dignità sottratta loro dall società moderna, che emargina, allontana, ammazza tutto quello che è “anormale”, cioè non in linea con i canoni e le regole imposte dal sistema, ormai sempre più insensibile ed egoista, dove i valori più elementari – famiglia, amicizia, onestà e lealtà – sono stati cancellati a favore di assurde logiche consumistiche dove il denaro è diventato ormai padrone di tutto e di tutti ma ancor più grave è che sta diventando il padrone dell’ultimo bene che ci rimane, la nostra anima. Allora fin che si è ancora in tempo varrebbe la pena fermarsi un’attimo, ascoltare la voce dei proprio cuori e guardarsi intorno, mettendo il mondo in pausa, rallentando e come in una scena di un film, tornare indietro fino al punto dove tutto è cominciato, cancellando la fine per dare vita ad un nuovo inizio e ritrovare il senso delle nostre esistenze, esseri di un unico creato, semplici ed umili figli delle stelle.

 NUVOLE (2006)

Il detto “scarpe grosse e cervello fino” nell’immaginario collettivo è sempre stato attribuito ai contadini, ma anche il mondo dei muratori non gode di particolare rispetto dal punto di vista dell’intelletto. Il muratore è un mestiere per chi da giovane non ha avuto voglia di studiare, è un mestiere dove ora gli extracomunitari trovano la speranza per una vita migliore com’è già capitato a tutti gli “ extracomunitari” di tutti i tempi e di tutte le nazioni. Mestiere duro, fatto di fatica, polvere, fango, pericoli, piccole ferite quotidiane, morti. Il muratore è tutto lavoro e parolacce, con un gergo che non supera i 100 vocaboli; per lui tutto il mondo è un cantiere: misura tutto in metri, raramente in centimetri e mai in millimetri. Il senso pratico sovrasta quello teorico. Li potete vedere, il mattino presto, già lì sopra i tetti immersi nelle loro fatiche, ad urlare, a sbracciarsi, a fischiare alle ragazze che passano, a maledirsi a vicenda, con il datore di lavoro confuso fra gli altri, difficile da distinguere, avvolti in nebbie sempre uguali o pronti ad affrontare il sole cocente, a parlare il loro dialetto anche in italiano con chi che sia (architetti-geometri-assessori-ingegneri). Poi arrivano loro: le nuvole. E allora tutti a casa… o all’osteria.

STRESS (2004)

Stress da lavoro… stress da stanchezza… stress da famiglia… oppure stress da palcoscenico!!! Ebbene si, tutte queste forme di “malessere” moderno sono straordinariamente racchiuse e raccontate in una originale rappresentazione teatrale dall’insolito titolo Stress ( liberamente tratto dall’opera “Addio Mondo Crudele di Tobia Rossi) Una commedia, in un atto unico, di Tobia Rossi e diretta dalla Regia di Leonardo Resconi. Sei personaggi comuni, con professioni e vite ambiente ai giorni nostri, si incontrano sul cornicione dell’ undicesimo piano di un edificio, ognuno con diverse motivazioni ma tutti coinvolti a loro modo nella vicenda narrata ed accomunati dalla malattia del secolo attuale, lo stress appunto. Ed è infatti questa la chiave di lettura di un lavoro che vuole narrare di argomenti seri ed attuali facendo riflettere lo spettatore più attento e nello stesso tempo riuscendo a divertire in maniera costruttiva ogni tipo di pubblico.  

LA PAZZIA DI RE GIORGIO (2002)

Una trama che riprende la storia, narrando di avvenimenti realmente accaduti ma che, se analizzati da un punto di vista specifico, riportano quasi per magia alle problematiche della vita odierna.Un mix di elementi vanno ad affiancare i tredici attori impegnati a rappresentare più che i personaggi, i sentimenti ed i pensieri degli stessi con l’aiuto di giochi di luci, musiche intense e danze quasi surreali.
Uno spettacolo – probabilmente – unico nel suo genere che saprà raccontare, divertire ed allo stesso tempo stupire, mantenendo vivo l’interesse dello spettatore fino alla fine, rendendolo incapace di distrarsi per il ritmo intenso e vivace che fa da padrone. Si porta comunque in scena il 1700 e la vita di corte del Re d’Inghilterra e d’Irlanda Giorgio III.
I costumi sono realizzati fedelmente al periodo storico, la scenografia è però povera, decisamente inconsueta ma ben comprensibile se a guardarla sono gli occhi di un Re “forse” impazzito per la perdita delle Americhe!! Una Corte tuttavia animata da personaggi “tipici”: l’amata e buona Regina, il figlio Giorgio bramoso di mettere le mani sul trono, il fedele Primo Ministro Pitt che tenta di risollevare le sorti della Corona difendendo il Re dagli attacchi di Fox al servizio del Principe di Galles. Nel corso della rappresentazione si vedrà così l’evolversi di una follia che cresce di scena in scena e coinvolge tutto e tutti per poi placarsi e “forse” scomparire al termine della commedia il cui finale sarà comunque a discrezione del singolo spettatore il quale potrà o semplicemente godersi l’intenso e divertente spettacolo offerto oppure riflettere su una pazzia tanto remota quanto attuale!

                                                                                                                                       

MAI DIRE MIO (2000)

Un bambino fa la felicità di una casa e di una famiglia… pare di no! Se il bimbo arriva in modo inatteso e abbastanza inusuale. Ma… chi sarà il padre? Il figlio viveur, oppure l’altro figlio decisamente… timido, o forse il maggiordomo e perché no addirittura il padre, impeccabile padre di famiglia che vede la propria reputazione svanire per la presenza scomoda di questa creatura. Poteva mancare in una commedia brillante il classico colpo di scena? Ma poi ci sarà il colpo di scena?

SABBIE MOBILI (1999)

Un giallo anomalo, un giallo riflessivo, un giallo cerebrale… Come possono cambiare le relazioni interpersonali di tre persone legate da parentela stretta davanti all’ ipotesi che uno di loro sia un assassino? Ed è proprio vero che l’ uomo è disposto a tutto pur di salvare la propria integrità fisica e morale?

                                                                                                                                                                                                                

I DUE SIGNORI DELLA SIGNORA (1998)

Nell’ Italia del secondo dopoguerra Marta dapprima sposata con Giorgio divorzia per il carattere troppo libertino di suo marito e si risposa in seconde nozze con Adolfo paranoico della precisione e totalmente all’ opposto di Giorgio. Tutti sono all’ oscuro di queste nozze soprattutto lo zio di Marta, ricchissimo ex Generale che ha nominato Marta sua unica erede e che non accetterebbe di saperla divorziata. Ma un giorno lo zio piomba inaspettato in casa di Marta dove è presente anche il suo ex marito. Ne nasce una commedia degli equivoci dal ritmo frenetico pieno di colpi di scena nella quale tutti sono interessati a salvaguardare i propri interessi a discapito della verità, finchè…

 

IL MALATO IMMAGINARIO (1997)

Il malato è un personaggio a due facce. Da una parte si rifiuta di vivere, e vivere per Moliére è anche avere il coraggio di esprimere le proprie malattie, ma nella sua vigliaccheria di falso malato si consuma in lui una profonda ribellione da eroe, Argante trova il massimo della propria intelligenza e forse anche il massimo del coraggio al grado più basso della propria vergogna. Se accettasse di vivere la propria condizione egli diventerebbe improvvisamente come tutti gli altri esseri umani e perderebbe il proprio potere su chi lo circonda, creando la propria fortezza-ospedale, fra la poltrona, il letto ed il bagno creando il proprio palcoscenico (dal quale è difficile levarlo) un teatro tutto per lui, in un immenso monologo; Argante non ha interlocutori che lo possano guarire, e l’unico, al quale però non presta la minima attenzione, è il messaggio dello stesso Moliére che il fratello gli consegna; ed ecco un’altra sorpresa del testo: è la prima volta che Moliére si autocita, che annulla lo spazio fra teatro e realtà, evidentemente Argante è il personaggio che sente più vicino a lui e la conclusione della commedia è un riconoscere l’errore fatto da Argante durante tutta la rappresentazione…

13 A TAVOLA (1994)

Lo spettacolo può essere tranquillamente ambientato ai giorni nostri e narra le vicende di un uomo conteso fra i problemi di una moglie superstiziosa e quelli di un amante che lo ha ritrovato dopo un lungo periodo. L’intreccio di queste vicende causa situazioni di autentica ilarità che mettono più volte in difficoltà il protagonista.
Numerosi colpi di scena si susseguono, grazie anche all’andirivieni degli invitati alla cena di Natale che fa oscillare il numero dei partecipanti da dodici a quattordici, creando notevole apprensione alla moglie del protagonista molto superstiziosa. Il lavoro si snoda lungo questa falsa riga e si conclude con il classico colpo di scena finale. 

                                                                                                   

NON TI PAGO(1992)

Ferdinando Quagliolo possiede un banco del lotto ma, pur giocando accanitamente con Aietiello suo servitore, non riesce mai ad ottenere una vincita, al contrario di un suo dipendente innamoratissimo della figlia dello stesso Ferdinando. Addirittura un giorno il dipendente passa ogni limite vincendo una somma favolosa, da quel momento la commedia vive momenti esilaranti, dovuti ad un improvviso attacco di pazzia del protagonista, e così si snoda fino al classico colpo di scena.

CYRANO DE BERGERAC (1991)

Il messaggio che ci ha lasciato questo testo è noto a tutti. Cyrano, il cadetto del re, ma anche e soprattutto il poeta, l’uomo dalla cui fantasia e immaginazione nascono atti che contribuiscono a far vedere il mondo in una determinata dimensione, trova ostacoli insormontabili al suo riconoscimento, non appare credibile, nelle cose che compie è oggetto continuo di derisione. Preso in mezzo fra colui che gli affida una qualche sua credibilità (Cristiano) e colei che non è capace di riconoscere la sua effettiva natura (Rossana) Cyrano si muove in una dimensione di esteriorità nella quale dà credito continuo a ciò che la società ha convenienza a fare di lui, e in un’altra, gelosamente celata, che gli consente di realizzare la propia esistenza. In fondo, la sua essenza di giullare crolla quando viene a mancargli il puntello per un comportamento ufficiale (dopo la morte di Cristiano) che gli consentiva di esprimere la propria struttura sotto la maschera della finzione. Eppure, nonostante la battuta di Le Bret che lo condanna a morte, la personalità del protagonista si invera appieno soltanto nelle ultime scene, quelle con Rossana non più Rossana, quando nell’agonia di una morte che cammina sempre più rapidamente, Cyrano stravolge, nella confessione involontaria, lo statuto morale che lo ha accompagnato per tutta la vita.